Il nuovo PNRR, tra digitalizzazione e managerialità - Coesio & Partners

Un PNRR che si sviluppa su 3 assi strategici, ovvero digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale, per un valore complessivo di 222,1 MLD.

 

Sono 3 gli assi strategici del PNRR – il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – che riguardano le aziende, a loro volta ripartititi in 6 missioni di cui potrete trovare tutti i dettagli nel sito del governo (https://www.mef.gov.it/focus/Il-Piano-Nazionale-di-Ripresa-e-Resilienza-PNRR/).

Per approfondire la prima missione, parleremo di “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura”: infatti, il PNRR stanzia complessivamente oltre 49 miliardi con l’obiettivo di promuovere la trasformazione digitale del Paese, sostenere l’innovazione del sistema produttivo e investire in due settori chiave per l’Italia, turismo e cultura. E per ciò che riguarda la Digitalizzazione e Innovazione e competitività del Sistema Produttivo i mld stanziati sono pari a 23,89 euro.

Ma le domande che dobbiamo porci sono: quale è impatto di questa struttura tecnologica nella vita di tutti i giorni e, soprattutto, la Digitalizzazione è effettivamente una rivoluzione tecnologica necessaria e non più prorogabile per la crescita del paese e del sistema PMI?

Di sicuro siamo nel pieno di una rivoluzione e l’impatto nella quotidianità non è realmente percepita, ma basti pensare che nel 1994 il numero di indirizzi email nel mondo era circa 5 milioni, e la maggior parte delle persone si chiedeva perché dovesse averne uno e a cosa servisse, visto che nessuno dei loro amici ne aveva uno. Sembrava che solo i “professori” usassero le email per comunicare, mentre non sapremo come sarà valutato tra 10 anni ciò che sta accadendo attualmente nelle Multinazionali che stanno testando processi completamente digitali come “Gamification” e “social network2”.

In principio era Internet, quindi. Poi il Web. Dopo ancora le transazioni elettroniche, per poi arrivare alla diffusione dei “social network” (media). Oggi le imprese vivono costantemente sotto i riflettori; questo fenomeno non impatta soltanto sulle attività dei vertici apicali o dei responsabili della comunicazione ma, al contrario, investe tutte le figure manageriali, sebbene con sfumature diverse. Oggi l’automazione non riguarda più le “fabbriche” ma si espande al mondo dei servizi e trasforma attività fino a qualche tempo fa ritenute di esclusiva pertinenza degli umani; ciò non riguarda esclusivamente il modo in cui i dirigenti gestiscono le risorse (umane e tecnologiche) ma impatta sul modo in cui ogni area aziendale interpreta il suo contributo al complessivo modello di business aziendale.

A tal proposito una ricerca svolta su oltre 3.500 dipendenti in oltre 20 nazioni europee mostra come in Europa e in Italia la digitalizzazione del luogo di lavoro venga percepita positivamente (vedi immagine).

Le moderne sfide della digitalizzazione possono pertanto essere intese come la “fase due” della rivoluzione Internet, ovvero la sua estensione anche al mondo manifatturiero e non solo a quello dei servizi: è il nuovo paradigma “digitale” che modifica il rapporto uomo /macchina, modificando in tal senso sia il processo decisionale che, conseguentemente, quello di coordinamento.
Ormai il tema della “digital transformation” influenza la vita di aziende, settori, comunità professionali in maniera diffusa e, talvolta, dirompente. Impatta in maniera determinante sui “C-level”, i cui specifici ruoli e competenze vengono progressivamente modificati, sia pure in modi e intensità diverse, da big data e loro analytics, social media, intelligenza artificiale, realtà aumentata, strumenti avanzati di robotica e 3D printing. Sembra pertanto lecito chiedersi: come cambiano questi ruoli e quali competenze saranno sempre più richieste? Chi vede più minacciate le proprie competenze e professionalità, e in che modo farvi fronte? Ci sarà necessità di maggiore coordinamento, con un ruolo più ampio del vertice, ma anche di una maggiore capacità di scambio culturale e di integrazione fra i diversi C-level?.

Se in passato la sfida per le aziende era disporre di dati e della tecnologia necessaria alla loro raccolta e analisi, oggi è soprattutto quella di riuscire a estrapolare da essi informazioni strategiche.

Tutto ciò ha un impatto profondo sulla professione del manager, in quanto diventano centrali, nell’era della trasformazione digitale, le competenze legate all’uso dei dati – la cosiddetta data literacy: la capacità di leggere, manipolare, analizzare ed interpretare i dati per prendere decisioni informate.

Nel frattempo il mercato italiano dell’Industria 4.0 nel 2020 ha raggiunto un valore di 4,1 miliardi di euro, con una crescita dell’8%, trainata soprattutto dalle tecnologie It, che rappresentano l’85% della spesa contro il 15% delle Ot (Operational technologies). Le previsioni per il 2021 indicano un’ulteriore accelerazione della spesa, ad un tasso compreso fra +12% e +15%, superando i 4,5 miliardi di euro.

Queste vogliono essere un inizio di considerazioni per condividere che la innovazione Digitale ci riguarda tutti e ora ci troviamo insieme a rispondere alla sfida che il PNRR pone alle aziende: essere pronte ad adottare un nuovo modo di intendere la società civile, con tutte le organizzazioni sociali che la compongono.

Coesio è la società di consulenza di direzione del gruppo Coesio & Partners che affianca le aziende nei loro processi, supportandole in ogni fase di crescita o sviluppo con strumenti evoluti di pianificazione, controllo ed organizzazione aziendale.
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https://www.hbritalia.it/gennaio-febbraio-2018/2018/01/10/pdf/la-leadership-manageriale-nell-era-della-trasformazione-digitale-e-oltre-3428/ A cura PIETRO VALDES

https://www.cuoa.it/ita/sviluppo-professionale/digitalizzazione-competenze-manageriali-e-decisioni-data-driven a cura di A cura di Stefano Biazzo, Direttore del Master in Digital Transformation di CUOA Business School e Professore di Gestione dell’innovazione, Università di Padovae Andrea De Rossi, Founder di ITReview e Faculty Member CUOA Business School

https://www.corrierecomunicazioni.it/industria-4-0/industria-4-0-in-italia-giro-daffari-oltre-i-45-miliardi-ma-ce-il-nodo-competenze/ a cura di Patrizia Licata