Aumento dei prezzi e Pandemia: come si tutelano le aziende? Il rischio inflattivo mette a rischio la crescita, non solo in Italia: ecco tutte le previsioni a breve, medio e lungo termine - Coesio & Partners

Aumento dei prezzi e Pandemia: come si tutelano le aziende? Il rischio inflattivo mette a rischio la crescita, non solo in Italia: ecco tutte le previsioni a breve, medio e lungo termine.

Assistiamo da un aumento vertiginoso del costo delle materie prime, che abbiamo prima associato ad aumenti fisiologici legati alla ripresa economica post pandemica, per poi ritrovarci con la bolletta energetica impazzita ed il governo preoccupato nella ricerca di fondi per calmierare i prezzi, tentativo ancora in atto. Ma la cosa più inquietante è che si è riaffacciato un nuovo spettro sui i mercati mondiali: l’inflazione.

Il rischio relativo all’aumento dei prezzi ed erosione del potere di acquisto potrà comportare politiche restrittive finalizzate al contenimento della stessa e non all’espansione economica, ma la difesa più forte contro l’inflazione resta la politica monetaria delle Banche Centrali, proprio questa risposta che può avere effetti sull’ aumento o riduzione della Stessa. Dopo un diffuso rallentamento dell’attività economica nel terzo trimestre, alla fine dello scorso anno sono emersi segnali di un ritorno a una ripresa più sostenuta negli Stati Uniti e in altri paesi avanzati, a fronte di una prolungata debolezza nelle economie emergenti. La recrudescenza della pandemia e le persistenti strozzature dal lato dell’offerta pongono tuttavia rischi al ribasso per la crescita. L’inflazione è ulteriormente aumentata pressoché ovunque, risentendo soprattutto dei rincari dei beni energetici, di quelli degli input intermedi e della ripresa della domanda interna.

Le aspettative di investitori e analisti sono piuttosto univoche. La FED (Federal Deserve) ha del resto indicato – attraverso la mediana delle previsioni dei singoli componenti del Fomc – almeno tre rialzi quest’anno, e il presidente Jerome Powell non ha escluso un’eventuale accelerazione nel caso in cui la dinamica dei prezzi lo richiedesse. Non sarà una vera stretta. La politica monetaria resterà piuttosto espansiva. L’urgenza, in questa fase, è quella di governare le aspettative di inflazione e riportarle verso l’obiettivo del 2% da centrare, peraltro, “in media”. Il semplice cambiamento dell’orientamento della banca centrale Usa ha già riportato le misure di mercato di più lungo periodo al 2% o nelle immediate vicinanze. Solo le aspettative a cinque anni – espresse dal differenziale tra i rendimenti dei titoli indicizzati e non – restano parzialmente superiori anche alla soglia del 2,5%: un fenomeno non consueto che indica una certa persistenza di un’inflazione leggermente più elevata nei prossimi mesi.

Dopo le parole occorrono i fatti, e quindi la FED dovrà deliver, come si dice nel linguaggio delle banche centrali; tuttavia non potrà esagerare. La situazione del mercato del lavoro non è ancora ottimale: il numero degli occupati, così come il tasso di partecipazione, non ha ancora raggiunto il livello precrisi – mentre il pil lo ha superato – anche a causa della tendenza di molti lavoratori ad abbandonare l’occupazione perché sono cambiate le preferenze in relazione al tempo libero.

Il raggiungimento di un livello delle condizioni del mercato di lavoro coerente con la massima occupazione (così come valutata dalla FED) è un elemento necessario perché la banca centrale Usa possa iniziare ad alzare i tassi. Sarà dunque importante valutare come Powell descriverà, in conferenza stampa, la situazione del mercato del lavoro. Nell’area dell’euro il prodotto ha invece decisamente decelerato al volgere dell’anno, per effetto della risalita dei contagi e del perdurare delle tensioni sulle catene di approvvigionamento che ostacolano la produzione manifatturiera.

L’inflazione ha toccato il valore più elevato dall’avvio dell’Unione monetaria, a causa dei rincari eccezionali della componente energetica, in particolare del gas che risente in Europa anche di fattori di natura geopolitica. Secondo le proiezioni degli esperti dell’Eurosistema l’inflazione scenderebbe progressivamente nel corso del 2022, collocandosi al 3,2 per cento nella media di quest’anno e all’1,8 nel biennio 2023-24. Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ritiene che i progressi della ripresa economica e verso il conseguimento dell’obiettivo di inflazione nel medio termine consentano una graduale riduzione del ritmo degli acquisti di attività finanziarie.

Il Consiglio ha inoltre ribadito che l’orientamento della politica monetaria resterà espansivo e la sua conduzione flessibile e aperta a diverse opzioni in relazione all’evoluzione del quadro macroeconomico. La crescita in Italia è rimasta elevata nel terzo trimestre del 2021, sostenuta dall’espansione dei consumi delle famiglie. Successivamente il prodotto ha rallentato: sulla base dei modelli della Banca d’Italia, nel quarto trimestre il PIL avrebbe registrato una crescita attorno al mezzo punto percentuale. L’incremento del valore aggiunto si è indebolito sia nell’industria sia nel terziario. Il rialzo dei contagi e il conseguente peggioramento del clima di fiducia hanno penalizzato soprattutto la spesa per servizi. Secondo le intenzioni rilevate nei sondaggi condotti tra novembre e dicembre, le imprese prevedono per quest’anno una decelerazione degli investimenti. Il PIL, che alla fine della scorsa estate si collocava 1,3 punti percentuali al di sotto dei livelli pre-pandemici, li recupererebbe intorno alla metà di quest’anno.

L’espansione dell’attività proseguirebbe poi a ritmi robusti, seppure meno intensi rispetto a quelli osservati in seguito alle riaperture nella parte centrale del 2021. In media d’anno il PIL aumenterebbe del 3,8 per cento nel 2022, del 2,5 nel 2023 e dell’1,7 nel 2024. Il numero di occupati crescerebbe più gradualmente e tornerebbe ai livelli pre-crisi alla fine del 2022. Le prospettive di crescita sono soggette a molteplici rischi, orientati prevalentemente al ribasso. Nel breve termine l’incertezza che circonda il quadro previsivo è connessa con le condizioni sanitarie e con le tensioni sul lato dell’offerta, che potrebbero rivelarsi più persistenti delle attese e mostrare un grado di trasmissione all’economia reale più accentuato. Nel medio termine, le proiezioni rimangono condizionate alla piena attuazione dei programmi di spesa inclusi nella manovra di bilancio e alla realizzazione completa e tempestiva degli interventi previsti dal PNRR.

Coesio&Partners da oltre 20 anni si occupa di consulenza direzionale, finanza aziendale e revisione, offrendo servizi avanzati alle piccole e medie imprese italiane, rafforzando il loro processo decisionale in ogni fase del loro ciclo di vita (crescita, maturità o crisi).

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