PNRR e ZES, il futuro incerto dei progetti di sviluppo - Coesio & Partners
pnrr e zes: le novità

PNRR e ZES, l’Italia infiammata dal caldo e dalla polemica sul ridimensionamento dei fondi e le ricadute su Meridione e aree sensibili

Nelle ultime settimane si è riaccesa la polemica riguardo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e la sua componente che interessa le Zone Economiche Speciali (ZES) in Italia. Le proposte oggetto di intenso dibattito riguardano un possibile ridimensionamento dei fondi da accogliere e alcune aree tematiche salienti (come le tratte ferroviarie, gli asili nido e la gestione dei beni confiscati alla mafia). Dato l’enorme impatto che possono avere sull’economia e sulla vita dei cittadini italiani, il PNRR continua a tenere banco sulle prime pagine dei giornali e nel discorso nazionale.

Lo scorso martedì se ne è discusso anche in Parlamento. L’intervento di del ministro Raffaele Fitto alla Camera in merito alla rimodulazione del Piano di ripresa e resilienza proposto dal governo Meloni è durato quasi un’ora. L’attenzione è focalizzata sui quasi 16 miliardi di euro di progetti eliminati dal Piano. Il ministro sostiene che questi progetti non potevano essere realizzati nei tempi stabiliti dall’Unione europea, ma assicura che, tramite altre fonti di finanziamento nazionali ed europee, ciascuno di quei progetti vedrà comunque la luce. Tuttavia, al momento non ci sono coperture alternative per questi 16 miliardi di euro.

La relazione del Servizio studi

Il Parlamento, attraverso una relazione del Servizio studi, ha espresso preoccupazione in merito alla rimodulazione del Piano poiché non specifica quali saranno gli strumenti e le modalità per finanziare i progetti eliminati. Anche alcuni amministratori locali dei partiti di maggioranza hanno sollevato dubbi sulla rimodulazione del Piano. Infatti, si sottolinea come « (…) il rapporto del governo non specifichi quali saranno gli strumenti e le modalità attraverso i quali sarà mutata la fonte di finanziamento delle risorse definanziate dal Pnrr”

Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha criticato l’eliminazione dei progetti urbani integrati e dei programmi di riqualificazione delle aree come Scampia, Bari e Fiumicino. Ha accusato il Governo di privare il paese di un futuro concreto rubando risorse destinate all’affrontare il dissesto idrogeologico e migliorare la vivibilità delle città. E questo, ovviamente, vale anche per il discorso sul connubio tra PNRR e ZES, operazione su cui molti sindaci del Sud sperano di aderire.

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Le modifiche in sintesi

L’intervento in Parlamento arriva a pochi giorni dalla discussione alla Commissione europea, dove quest’ultima ha approvato il 28 luglio 2023 una revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano (PNRR).

In linea di massima, la revisione riguarda le misure di:

  1. accelerazione e prioritizzazione degli interventi di efficienza energetica nell’ambito del Superbonus,
  2. ampliamento e sviluppo delle strutture per l’infanzia,
  3. sviluppo dell’industria spaziale, dell’industria cinematografica (in particolare Cinecittà), la mobilità sostenibile,
  4. potenziamento e inverdimento del settore ferroviario,
  5. sostegno alle attività di ricerca e sviluppo nel settore industriale,
  6. sostegno finanziario alle imprese guidate da donne,
  7. promozione del settore non profit nelle regioni meridionali, anche a fini di istruzione e formazione.

Aftermath dell’invasione russa in Ucraina

La revisione è stata avviata a gennaio 2023, a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina e delle conseguenti ricadute economiche e sociali. Il processo di rimodulazione del PNRR è connesso sia con la stesura del nuovo capitolo dedicato all’iniziativa RepowerEU, sia con la revisione di alcuni interventi risultati non più in linea con gli obiettivi del Piano alla luce degli eventi eccezionali e non prevedibili verificatisi dopo la sua adozione (guerra in Ucraina, prezzi dell’energia, scarsità di materie prime ecc.).

La revisione del piano italiano ha portato all’individuazione di una serie di misure che si propone di definanziare – totalmente o parzialmente – dal PNRR, per un ammontare complessivo di 15,9 miliardi di euro. Il rafforzamento della misura Asili Nido con un incremento del finanziamento di 900 milioni di euro necessari per indire un nuovo bando che assicuri il conseguimento del relativo target. L’introduzione di nuove misure finalizzate al perseguimento degli obiettivi dell’iniziativa REPowerEU per un ammontare massimo complessivo di 19,2 miliardi di euro, alla cui copertura si propone di provvedere, oltre che con il contributo a fondo perduto REPowerEU r assegnato all’Italia (2,7 miliardi di euro) e le risorse aggiuntive derivanti dall’aggiornamento del contributo UE PNRR per effetto della variazione del PIL (150 milioni di euro), con le risorse PNRR derivanti dalle rimodulazioni di cui al punto 1.

Ad ogni modo, la revisione del piano italiano è stata valutata positivamente dalla Commissione europea, che ha concluso che il piano italiano è ancora conforme ai criteri stabiliti nel regolamento RRF. La Commissione ha inoltre ritenuto che l’ambizione complessiva del piano non è influenzata dalle modifiche, data la loro natura mirata.

Il Consiglio Europeo avrà ora, di norma, quattro settimane per adottare l’approvazione da parte della Commissione delle modifiche proposte dall’Italia alla quarta richiesta di pagamento.

PNRR e ZES: Il parere di Elly Schlein

La Schlein non ritiene una buona idea dirottare le risorse dei progetti del Pnrr verso il REPowerEU a discapito delle piccole opere locali, dell’ambiente e delle imprese edili che lavorano per rendere le città più sostenibili e sicure. E conclude ricordando che il Governo  «ha passato 10 mesi a decidere la cancellazione di tanti progetti, spiegando che verranno rifinanziati successivamente, ma pensate di metterci 10 anni a realizzarli? Ci dovete spiegare cosa avete contro i Comuni visto che state scaricando tutto su di loro: dai tagli al Pnrr, all’accoglienza diffusa, fino alle procedure sul Reddito. Ci state rubando il futuro»

Il ministro Fitto, invece, sostiene che le modifiche apportate al Pnrr sono necessarie per garantire che gli interventi siano finanziati e che entro il 2023 si avranno i 35 miliardi di euro della terza e quarta rata. Nonostante il lavoro complesso e articolato svolto dal governo, permangono dubbi sul futuro dei progetti tagliati dal Pnrr e sulle reali possibilità di finanziarli in futuro. La comunicazione del ministro Fitto aveva l’obiettivo di smentire le accuse delle opposizioni sulla perdita dei fondi del Pnrr. Tuttavia, l’incertezza riguardo alla copertura di questi progetti resta presente.

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Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)

Il PNRR è un progetto strategico del Governo italiano per affrontare le conseguenze economiche della pandemia COVID-19 e promuovere una ripresa sostenibile. Tra i cambiamenti recenti, uno dei più discussi è stato l’aumento degli investimenti nel settore delle infrastrutture verdi, con l’obiettivo di promuovere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Secondo il Ministero dell’Economia e delle Finanze, l’Italia ha destinato un budget di 35 miliardi di euro per gli investimenti nelle infrastrutture verdi nel PNRR. Questo cambio di direzione è stato accolto con favore da alcuni esperti che sostengono che l’investimento nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica aiuterà a contrastare il cambiamento climatico. Tuttavia, alcuni critici affermano che questi investimenti potrebbero mettere a rischio l’occupazione nel settore delle energie tradizionali, come il carbone o il petrolio.

Le Zone Economiche Speciali (ZES)

Le Zone Economiche Speciali (ZES) sono aree geografiche designate con condizioni fiscali e amministrative speciali per attirare gli investimenti e promuovere la crescita economica. Recentemente, il governo italiano ha annunciato dei significativi cambiamenti nella politica delle ZES, al fine di rendere l’Italia più attrattiva per gli investitori stranieri. Secondo il Ministero dello Sviluppo Economico, il nuovo decreto prevede una riduzione dell’imposta sulle società al 15% per le imprese che scelgono di stabilirsi nelle ZES e fornisce ulteriori incentivi fiscali e amministrativi per gli investitori esteri.

Questo cambio di politica è stato salutato come un passo importante per attrarre nuovi investimenti e creare posti di lavoro in Italia. Tuttavia, alcuni critici sostengono che gli incentivi fiscali per gli investitori stranieri potrebbero penalizzare le imprese italiane e creare un’ulteriore iniquità nel sistema fiscale. L’unica strada perseguibile è quella di pesare tutte le diverse prospettive e raccogliere dati statistici affidabili per prendere decisioni informate sull’opportunità e l’efficacia di tali cambiamenti nella politica economica italiana. Chissà come andrà a finire. E chi vivrà, vedrà.

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