SOSTENIBILITÀ RICHIEDE MANAGERIALITÀ - Coesio & Partners
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SOSTENIBILITA’ RICHIEDE MANAGERIALITÀ: #ESG

La necessità di accelerare il processo per limitare i danni dai cambiamenti climatici hanno portato alla realizzazione di protocolli di intesa internazionali (Kyoto 1997-Parigi 2015), aprendo così uno scenario sull’ emergenza climatica, che oggi più che mai è divenuta un’ emergenza, imponendo innovazioni e cambiamenti nei processi aziendali e produttivi finalizzati all’ottimizzazione delle risorse.

Il lungo periodo di caldo torrido ha reso evidente a ciascuno come l’utilizzo indiscriminato delle risorse del pianeta non possa continuare e come sia indispensabile individuare un modello di sviluppo che garantisca una responsabile gestione del ciclo produttivo, rispettosa degli interessi di tutti i soggetti che vengono a contatto con gli attori economici e non più focalizzata solo sulla massimizzazione del profitto economico.

Ci si sta finalmente rendendo conto che l’impresa non è una semplice proiezione di un diritto individuale di proprietà, ma un’entità che produce ricchezza e che coinvolge gli interessi non solo degli azionisti (shareholders), ma anche di tutti quei soggetti (stakeholders) che intrattengono rapporti economici con essa (in primis i lavoratori, ma anche i fornitori, i finanziatori, le istituzioni e le collettività locali).

Grande è stata negli ultimi anni l’attenzione delle istituzioni europee su questi temi, sia attraverso interventi specifici mirati a garantire una sostenibilità innanzitutto delle risorse ambientali (come per una pesca limitata ai soli esemplari adulti, o per un uso intelligente delle risorse alimentari o la coltivazione del patrimonio forestale con la reintegrazione degli esemplari prelevati), sia mediante la recente proposta di adozione di due direttive che attengono alla redazione del bilancio societario, ora arricchito dalle informazioni non finanziarie, e all’obbligo di vigilanza, che incombe sui vertici societari.

Ed è anche per questa via che possono venire in rilievo gli argomenti classici della partecipazione (come la condivisione dei risultati e l’attenzione alla tutela della salute dei lavoratori), ma anche i temi della sostenibilità, e cioè la preferenza per le energie rinnovabili, l’attenzione per materiali e processi produttivi che consentano il mantenimento dell’equilibrio ambientale, evitando un utilizzo predatorio di risorse non inesauribili. Si ritorna così a discutere di responsabilità sociale dell’impresa, quale rappresentazione dell’attività produttiva non limitata ai soli aspetti economici, ma aperta anche ad altri indicatori non finanziari del benessere, come la repressione delle discriminazioni, la tutela del benessere dei lavoratori, il rispetto dei diritti di tutti i soggetti che, anche nei paesi in via di sviluppo, partecipano alla filiera produttiva, procurando la materia prima o approntando semi-lavorati.

La recente proposta di adozione di due direttive che attengono alla redazione del bilancio societario, ora arricchito dalle informazioni non finanziarie, e all’obbligo di vigilanza, che incombe sui vertici societari.

Nel primo senso, sulla base di una proposta di direttiva europea, cd. Corporate Sustainability Directive (CSDR) 2021/0104 del 21 aprile 2021, dovrà essere aggiornata la regolamentazione in materia di bilancio, estendendo gli obblighi di comunicazione che gravano sulle imprese ad un’ampia gamma di aspetti ESG (e cioè: ambientali, sociali e di governance) riguardanti l’attività produttiva, il modello di business e strategico, i rischi a cui sono esposte le imprese stesse.

Secondo invece la proposta di direttiva sulla Corporate Sustainability Due Diligence del 23 febbraio 2022, COM(2022) 71 final, 2022/0051, gli obblighi di controllo vengono ad essere notevolmente ampliati per individuare gli effetti negativi reali o potenziali dell’attività societaria sui diritti umani e sull’ambiente. Si tratta di modifiche che coinvolgono anche gli aspetti di organizzazione stessa dell’attività delle imprese, integrando l’approccio nell’organizzazione delle risorse umane, istituendo e mantenendo una procedura interna di denuncia, nonché monitorando l’efficacia delle politiche e delle misure di due diligence adottate, anche attraverso dichiarazioni pubbliche.

Ovviamente l’aspetto più delicato di queste innovazioni è rappresentato dalla difficoltà di individuare procedure di enforcement (o di “effettività”) delle discipline anche volontariamente adottate, poiché appare evidente come l’antagonismo di interessi fra i soci può non essere sempre in grado di assicurare il rispetto di una normativa esterna, quale quella diretta a tutela di interessi per definizione estranei alla compagine sociale, quali quelli degli stakeholders. Il punto è in effetti centrale e richiede innanzitutto di valutare sino in fondo se le attuali previsioni in tema di rilevanza penale delle false comunicazioni sociali non possano essere estese anche alle dichiarazioni non finanziarie. Tuttavia, non si può neanche minimizzare l’impatto di queste novità, nella misura in cui l’ampliamento delle responsabilità dei vertici può condurre a rendere rilevante, nella forma di una condotta di omissione, il mancato monitoraggio ed intervento in relazione a situazioni che pure si è dichiarato di voler rispettare (cosicché, per fare un esempio, l’amministratore unico di una grande impresa tessile potrebbe essere chiamato a rispondere delle violazioni dei diritti dei lavoratori che si sono realizzate nel territorio indiano o bengalese).Nello stesso tempo, non si deve neanche dimenticare come negli ultimi anni si stia registrando, seppure in settori contigui a quelli sino a qui richiamati, una forte ripresa dell’attività di vigilanza amministrativa in tema di lavoro, in particolare nell’ambito della tutela della salute e sicurezza e del contrasto al lavoro sommerso, tanto che non solo l’organico e le competenze dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro sono state notevolmente incrementate, ma anche, in sede europea, si è dato vita ad una pionieristica “Autorità europea del lavoro”, con sede a Bratislava, per coordinare l’attività di vigilanza amministrativa sul lavoro, soprattutto al fine di controllare che le imprese che si avvantaggiano dei diritti di libera circolazione ne abbiano effettivo diritto, e non costituiscano, invece, organizzazioni solo fittiziamente basate in altri paesi dell’Unione europea.

Coesio&Partners da oltre 20 anni si occupa di consulenza direzionale, finanza aziendale e revisione, offrendo servizi avanzati alle piccole e medie imprese italiane, rafforzando il loro processo decisionale in ogni fase del loro ciclo di vita (crescita, maturità o crisi).

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Fonte:

Vincenzo Ferrante – Professore ordinario di diritto del lavoro presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

https://www.ipsoa.it/documents/quotidiano/2022/08/06/managers-devono-tornare-scuola-sostenibilita?wki_source=Eloqua