Una delle sfide principali richieste alle PMI è la digitalizzazione, per questo è necessario affidarsi a professionisti competenti in grado di accompagnare le aziende in questa transizione.
Il cambio culturale, il passaggio da una società informatizzata ad una digitalizzata, le crisi sistemiche che richiedono competenze sempre più specialistiche per gestire ed interpretare dati, rendono inefficaci le conoscenze acquisite e richiedono nuove competenze per far si che i sistemi organizzativi elaborino in maniera “più veloce/efficace “i dati rilevati.
Tale esigenza era stata già contemplata anche dalla P.A., ed in particolare dal Mise che con decreto direttoriale del 6 novembre 2019 ha costituito elenco dei manager qualificati per poi dare via ai Voucher per consulenza in innovazione.
Diffusione e identikit dell’Innovation Manager
La recente Survey della Digital Transformation Academy degli Osservatori Digital Innovation registra che il 27% delle imprese con più di 50 dipendenti ha già creato un ruolo o una Direzione di Innovation Management, gemmata all’interno della Direzione ICT, o come riporto di un’altra Direzione o del Vertice stesso, in alcuni casi diffusa in cellule in tutta l’organizzazione.
Tracciando quelle che sono skills di tale figura manageriale.
La principale attività in carico a questo ruolo è per ora quella dell’Esploratore, quindi la selezione dei Partner, la valutazione e scouting delle opportunità, in alcuni casi fino allo sviluppo di progetto guida di innovazione. E contestualmente un Facilitatore, ovvero colui che con competenza riesce ad esaltare e valorizzare un ambiente “innovativo”, consentendo l’introduzione e sviluppo di nuove metodologie per favorire il cambiamento culturale in azienda.
Infine, ci sono le attività più manageriali, quelle di Abilitatore: analisi e valutazione dei risultati e gestione del portafoglio progetti.
Competenze, formazione e guadagno dell’Innovation Manager.
Le soft skills
Venendo alle capacità che lo distinguono, le più specifiche appaiono essere la Leadership, la capacità di motivare e ispirare, e il change management. Dalle interviste qualitative è emerso come spesso la principale difficoltà per gli Innovation Manager sia quella di scontrarsi contro la cultura prevalente in azienda: dalla sindrome del “not invented here” al “si è sempre fatto così”, i limiti sono tanti. Non stupisce, allora, che la principale dote per vincere questa resistenza debba essere la leadership, la capacità carismatica di motivare e spingere al cambiamento.
Al secondo posto spicca la visione strategica e di scenario, cioè la capacità di cogliere elementi fondamentali che influenzeranno il contesto, di saper immaginare o scegliere i trend che avranno un impatto determinante sui mercati in cui l’impresa opera o potrà operare, di indicare il ruolo dell’impresa in questa evoluzione e motivare la propria organizzazione ad assumere questo ruolo. Al terzo posto troviamo qualità come innovatività, creatività, curiosità e apertura mentale. Capacità basilari per promuovere e stimolare la ricerca di nuove opportunità.
Per quanto concerne il il background di formazione prevalente, non stupisce che per il 70% degli Innovation Manager intervistati arrivi dalla Direzione ICT. Questa, del resto, è certamente la posizione più vicina ai temi e alle finalità di un programma di innovazione aziendale, in primis digitale, e al suo interno è possibile
sviluppare competenze chiave di coordinamento ed execution, ma anche conoscere il panorama dei possibili interlocutori per l’innovazione, nonché acquisire una visione dei principali trend. Ma l’Innovation Manager può provenire anche da settori come Ricerca e Sviluppo, dal Marketing o dalla Consulenza, ottime palestre per i processi di innovazione. Appare poco praticata la ricerca di queste figure, ancora nuove, dal mercato con solo il 15% proveniente dalla Direzione Innovazione di altre aziende.
La retribuzione
Infine, un dato di mercato. La retribuzione più frequente per il ruolo di responsabile dell’Innovazione è tra 60.000 e 100.000 euro annui. Una buona percentuale percepisce una RAL superiore ai 100.000 euro. Si tratta quindi di un ruolo di medio-alto livello, a cui è riconosciuta importanza e la cui fascia retributiva è certamente condizionata dal tipo di azienda.
Coesio è la società di consulenza di direzione del gruppo Coesio & Partners che affianca le aziende nei loro processi, supportandole in ogni fase di crescita o sviluppo con strumenti evoluti di pianificazione, controllo ed organizzazione aziendale.
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